“Io sono un uomo, ma cos’è un uomo? Come ogni altro essere, anch’io sono un frammento dell’infinita divinità, ma non posso paragonarmi con nessun animale, nessuna pianta, nessuna pietra. [..] noi siamo un processo psichico che non controlliamo o che dirigiamo solo parzialmente. Di conseguenza, non possiamo pronunciare alcun giudizio conclusivo su noi stessi o sulla nostra vita. Se lo facessimo, conosceremo tutto, ma gli uomini non conoscono tutto, al più credono solamente di conoscerlo. In fondo noi non sappiamo mai come le cose siano avvenute. La storia di una vita comincia da un punto qualsiasi, da qualche parte che per caso ci capita di ricordare e quando essa era a quel punto, era già molto complessa. Noi non sappiamo dove tende la vita, perciò la sua storia non ha principio, se ne può arguire la meta solo vagamente, la vita è un esperimento di esito incerto” – Carl Gustav Jung
La nostra memoria conscia, quella che ci permette di imparare una poesia, una formula matematica o una storia da raccontare, è affiancata dalla sorella maggiore, memoria inconscia, che cristallizza emozioni sentimenti e pensieri.
Queste forme energetiche incorporee, si fissano alla materia per diventare le nostre memorie e anche se non ne siamo consapevoli, in noi rimane traccia di tutto quello con cui siamo entrati in contatto.
Il fatto poi di non essere presente allo stato cosciente, non impedisce a una memoria di agire, a volte in modo proficuo favorendo la nostra salvaguardia, altre invece, risvegliando paure che limitano la nostra felicità e la nostra salute.
Proprio quest’ultimo meccanismo sta alla base del disturbo psicosomatico, nel quale, un processo emotivo modifica la materia del corpo umano.
La nostra visione olistica perciò, vuole liberare la carica emotiva negativa imprigionata nel “brutto” ricordo, riappropriandosi dell’energia persa.